lunedì 31 agosto 2009

Se ti metti le dita nel naso non credi in Dio - post filosoficoagostano

Ho pensato per un po', durante le vacanze, a un modo leggero, a misura di blog, di discutere qualcosa che mi ha molto provocato e che trovo molto importante. Non è che mi sia venuto in mente granché.

Il 14 agosto su Repubblica , Vito Mancuso ha tentato una discussione logica e non confessionale delle ragioni per cui senza Dio non esiste etica. Il nocciolo del ragionamento è:
Definisco nichilismo la negazione di un fondamento razionale ed eterno della natura e della storia, dalla quale consegue la negazione di un punto fermo a cui il singolo debba sottomettere il suo agire e prima ancora il suo pensare.
("fondamento razionale ed eterno della natura e della storia" è una parafrasi per Dio, evidentemente, e "nichilismo" diventa così sinonimo di "etica a-teistica")

Io sono totalmente in disaccordo con questa impostazione,
ma non argomenterò su questo, il post è già abbastanza pesante. Seguiamo invece l'argomentazione di Mancuso:
Si può dare un umanesimo senza trascendenza che riconosca un valore più grande del singolo, un primato dell' etica in base al quale il singolo superi se stesso e la sua volontà di potenza (che spesso si declina in modo casereccio sotto forma di adulteri, menzogne, furberie, narcisismi di varia sorta)?
Con l'occhio alle pagine dei quotidiani, che sciorinano crimini, nefandezze e orrori assortiti, la risposta non può, secondo Mancuso, che essere negativa:
Sono i nostri stessi giorni a rivelare che un umanesimo ateo si rivela alla lunga teoreticamente impossibile.
E se qualcuno dei miei venticinque (magari!) lettori ha avuto un soprassalto, pensando magari al suo nonno mangiapreti e di rettissima condotta, eccolo servito:
Attenzione, non sto sostenendo che non vi siano atei dal comportamento eticamente cristallino; so bene che ce ne sono, io stesso ne conosco non pochi. Sto sostenendo piuttosto che persone così manifestano con la loro assolutezza etica un livello dell' essere che non è conforme con la loro negazione di un' assolutezza a livello ontologico.
Facciamo un piccolo passo insieme in avanti, partendo da queste premesse: gli uomini sono incapaci di limitare la loro volontà di potenza da soli e hanno necessità (addirittura teoretica) di un "fondamento razionale ed eterno della natura e della storia" per poterlo fare.

Diciamo che io credo che la storia e la natura hanno un fondamento razionale ed eterno. Ho un po' di vertigine a immedesimarmi in uno stato mentale del genere, ma facciamo che è così. Dunque, so che Dio esiste, e con esso un ordine e un senso non solo per la mia vita personale, ma per l'esistenza di ogni singolo atomo dell'universo, ogni oggetto, animale, pianta, asteroide. Cosa me ne faccio di una consapevolezza così abbacinante? Come è evidente, me ne servo per contrastare il mio desiderio di trombare la moglie del vicino (con i risultati che ognuno può immaginare, se
dobbiamo giudicare dai successi conseguiti in questo e ben altri campi da milioni di uomini e donne provviste di fede e etica cattolica). A cosa serve Dio? A impedirmi di mettermi le dita nel naso!

Ma c'è anche un'altra faccia, meno ridicola, di questo modo di mettere le cose: se è ridicolo scoprire che Dio serve come possente, eterna, onnipotente diga al rivoletto torrentizio della volontà di potenza individuale, come definire la psicologia di qualcuno che pensa che l'unico argine alle sue voglie e pulsioni sia Dio?

Cosa direste a un amico se vi confessasse che se ne frega di quello che gli hanno insegnato genitori, parenti, amici, libri, maestri, che se ne frega delle leggi dello stato e della dichiarazione dei diritti dell'uomo, che se ne frega dell'umana compassione, dell'empatia con i sofferenti, della capacità di immaginare le conseguenze delle proprie azioni, che se ne frega perché tutto questo non è neanche lontanamente sufficiente a frenare i suoi istinti, perché l'unico punto fermo che potrebbe giustificare a livello teoretico una modificazione del suo comportamento è solo ed esclusivamente un "fondamento razionale ed eterno della natura e della storia"?

Uno così, direi, crede di essere lui Dio, è perso in una fantasia infantile di megalomania e andrebbe aiutato da qualcuno (di bravo, però!). E invece, a quanto pare, uno così è il modello di umanità che ha Vito Mancuso e tutti quelli che denunciano l'impossibilità di un'etica senza Dio. Al punto che anche un ateo, nella misura in cui si comporta bene, sta "manifestando con la sua assolutezza etica un livello dell' essere che non è conforme con la sua negazione di un' assolutezza a livello ontologico." E al punto che anche un credente, nella misura in cui si comporta bene, non sta rispettando gli uomini, sta sottomettendosi a Dio, .

Cioè non c'è scampo: se non ti metti le dita nel naso è solo perché credi in Dio!

2 commenti:

  1. Equilibrio e stringatezza logica per un argomento che di solito provoca l'invelenimento generale. Si cominciasse a parlare così delle "credenze" e delle "idee religiose"(Mircea Eliade)! Leggo a fine settembre: mmh,che bel risveglio dal coma estivo...
    Come sarebbe gratificante e costruttivo poter sentire in replica Vito Mancuso.

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