martedì 7 luglio 2009

You can't judge the book from the incipit (or can you?)

Tutti gli incipit felici si assomigliano fra loro, ogni incipit infelice è infelice a suo modo.
Cioè: un grande libro spesso ha un grande incipit - ed elencare i grandi incipit dei grandi libri mi sembra un esercizio un po' stantio (naturalmente, ho una personale top five, ma è mooolto stantia); invece, alcuni grandi libri hanno incipit scipiti, insulsi, insignificanti, infelici.
Quale sarà l'opera con la divaricazione più grande tra bellezza dell'incipit e bellezza globale? Chi resterebbe nello scaffale eternamente se si dovesse decidere la lettura solo in base alla prima pagine, alle prime righe, alla prima frase?
Non ci ho pensato granché, ma la prima proposta che mi viene è Guerra e Pace:

«Eh bien, mon prince, Gênes et Lucques ne sont plus que des apanages, proprietà de la famille Buonaparte. Non, je vous préviens, que si vous ne me dites pas que nous avons la guerre, si vous vous permettez encore de pallier toutes les infamies, toutes les atrocités de cet Antichrist (ma parole, j'y crois), je ne vous connais plus, vous n'êtes plus mon ami, vous n'êtes plus il mio fedelissimo servitore, comme vous dites. Ma benvenuto, benvenuto. Je vois que je vous fais peur, sedetevi e raccontate.»
Così diceva nel luglio del 1805 la ben nota Anna Pavlovna Šerer, damigella d'onore e amica personale dell'imperatrice Mar'ja Feodorovna, accogliendo il grave e altolocato principe Vasilij, che era arrivato per primo al suo ricevimento. Da molti giorni Anna Pavlovna tossiva; aveva la grippe, come diceva lei, (grippe era allora una parola nuova, usata soltanto da pochi).

Non so, a me non sembra proprio felicissimo - e se consideriamo il resto del libro (o altri incipit di Tolstoj), beh, insomma, dai.

Comunque, pensiamoci.

4 commenti:

  1. anche se, devo ammetterlo, la notazione sulla grippe, parola nuova usata soltanto da pochi, è già favolosa...

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  2. Impresa non facile. Mi è tornato alla mente l'incipit di Espiazione. Di certo non brutto, ma faticoso sì. Per un libro indimenticabile.


    Lo spettacolo per il quale Briony aveva ideato le locandine, programmi e biglietti, costruito il botteghino con un paravento sbilenco e foderato di carta rossa la cassetta dei soldi, era opera sua, frutto di due giornate di una creatività tanto burrascosa da farle saltare una colazione e un pranzo.
    Quando ebbe concluso i preparativi, non le restò altro da fare che contemplarne la stesura definitiva e aspettare di veder comparire i suoi cugini dal lontano nord. Ci sarebbe stato un solo giorno di tempo per le prove, prima dell'arrivo di suo fratello. A tratti pungente, spesso disperatamente triste, il dramma narrava una storia di cuore il cui messaggio, racchiuso nel prologo in rima, era che un amore non costruito su fondamenta di grande buonsenso ha il destino segnato.

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  3. Nuova idea:

    La piccola città di Verrières può passare per una delle più graziose della Franca Contea. Le sue case bianche, dai tetti aguzzi di tegole rosse, si stendono sul pendio di una collina, le cui minime sinuosità son poste in evidenza da macchie di robudti castagni. Qualche centinaio di piedi sotto le sue fortificazioni, costruite un tempo dagli Spagnoli ed ora in rovina, scorre il Doubs.

    Stendhal, Il rosso e il nero

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